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Obbligo di defibrillatore: cosa prevede la legge e chi deve adeguarsi

Il defibrillatore semiautomatico (DAE) è uno strumento salvavita che negli ultimi anni è diventato sempre più diffuso nei luoghi pubblici e privati. La sua presenza può fare la differenza in caso di arresto cardiaco, perché permette di intervenire rapidamente prima dell’arrivo dei soccorsi. Per questo motivo il legislatore ha introdotto specifici obblighi che riguardano alcune tipologie di attività, tra le quali le società sportive.

 

In questo articolo vediamo nel dettaglio cosa dice la legge sull’obbligo di defibrillatore, chi deve dotarsi di questo strumento salvavita e quali sono le conseguenze in caso di mancato rispetto delle norme.

 

Obbligo di defibrillatore: cosa dice la legge

Un primo riferimento normativo è la Legge 120/2001, che ha reso possibile l’uso dei DAE anche da parte di personale non sanitario adeguatamente formato, proprio per favorire un intervento tempestivo in situazioni di emergenza.

Il riferimento normativo importante è la Legge 189/2012, nota come Decreto Balduzzi, che ha introdotto l’obbligo di dotarsi di defibrillatore per le società sportive professionistiche e dilettantistiche. Da quel momento, ogni associazione sportiva deve avere a disposizione un DAE durante gare e allenamenti, con la presenza di personale formato al suo utilizzo.

Successivamente, con la Legge 116/2021, è stato previsto lo stanziamento di 10 milioni di euro per la diffusione dei defibrillatori a diversi altri contesti, tra cui:

  • Pubbliche amministrazioni con almeno 15 dipendenti aperte al pubblico;
  • Scuole e università;
  • Aeroporti, stazioni ferroviarie e marittime;
  • Mezzi di trasporto pubblico che effettuano tratte superiori alle due ore.

Questa stessa legge ha ampliato le possibilità di utilizzo anche a personale non formato. In assenza di personale sanitario o di personale non sanitario adeguatamente formato, anche i cittadini comuni, che non hanno ricevuto una formazione specifica, sono autorizzati a utilizzare il DAE.

A completare il quadro normativo vi sono anche disposizioni del Decreto Ministeriale 18 marzo 2011, del D.M. 16 marzo 2023 sui criteri e modalità per l’installazione dei defibrillatori, e del D.M. 7 aprile 2023, che specificano i luoghi dove la presenza di un defibrillatore è raccomandata o obbligatoria.

Chi ha l’obbligo

Attualmente un vero e proprio obbligo di dotarsi di DAE riguarda tutte le società sportive, sia professionistiche che dilettantistiche. Dal 1° luglio 2017, infatti, nessuna associazione sportiva può organizzare attività senza avere un defibrillatore a disposizione. L’obbligo non riguarda solo le partite ufficiali, ma anche gli allenamenti.

In altri casi non è previsto uno specifico obbligo di dotarsi di DAE, ma è lasciata alla valutazione dei rischi definire la eventuale necessità o meno.

Obbligo di defibrillatore per le aziende

Per le aziende private non esiste ancora un obbligo generalizzato di dotarsi di defibrillatore. Tuttavia, in molte realtà è caldamente consigliato, soprattutto in contesti lavorativi con numerosi dipendenti, ambienti particolarmente rischiosi (elettrocuzione, escursioni termiche, sforzi fisici importanti) o spazi che ospitano quotidianamente un gran numero di persone.

Avere un DAE in azienda non significa solo migliorare la sicurezza interna, ma rappresenta anche un segnale di attenzione verso i lavoratori e un vantaggio in termini di immagine. In più, installare un defibrillatore può comportare benefici economici, come riduzioni sul premio INAIL per le imprese che adottano misure di prevenzione aggiuntive rispetto agli obblighi di legge.

 

Obbligo per le ASD e le società calcistiche

Il mondo dello sport è uno dei più direttamente interessati dalla normativa. Le Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) e le società calcistiche, a qualsiasi livello, hanno l’obbligo di avere un defibrillatore sempre disponibile. Questo vale per gare, allenamenti e qualsiasi attività organizzata.

Il Decreto Balduzzi del 2012 ha introdotto questa misura dopo diversi casi di arresti cardiaci avvenuti sui campi da gioco. Il principio è chiaro: garantire la massima sicurezza a tutti gli atleti, dilettanti o professionisti. Con la Legge 116/2021, inoltre, è stato precisato che gli impianti sportivi pubblici devono condividere i defibrillatori con le società che li utilizzano, così da evitare costi eccessivi e garantire uniformità di sicurezza.

 

Obbligo di defibrillatore: cosa accade se non si rispetta la legge

La mancata osservanza della normativa può avere conseguenze gravi.
Per le società sportive, ad esempio, la mancanza di un defibrillatore può comportare sanzioni amministrative e, in caso di incidente, responsabilità civili e penali. La violazione non è solo una questione burocratica, ma può avere effetti pesanti in termini di responsabilità in caso di malore o morte improvvisa.

Inoltre, è bene ricordare che il defibrillatore va registrato presso il sistema di emergenza 118 entro 60 giorni dall’acquisto e deve essere sottoposto a regolare manutenzione. Trascurare questi obblighi può rendere inefficace lo strumento proprio nel momento in cui serve di più.

 

Il defibrillatore non è soltanto un adempimento normativo, ma uno strumento che salva vite e che, non a caso, fa parte della catena della sopravvivenza. La legge italiana ha introdotto obblighi precisi per lo sport, ma anche le aziende private possono trarre grande beneficio dall’adottarlo volontariamente.

Garantire la sicurezza delle persone significa investire nel futuro. Per questo motivo, dotarsi di un DAE e formare il personale al suo utilizzo è una scelta di responsabilità che ogni organizzazione dovrebbe considerare.

Frareg supporta aziende, enti e società sportive nella gestione degli obblighi legati ai defibrillatori, fornendo consulenza normativa, formazione BLSD e assistenza tecnica per l’installazione e la manutenzione dei dispositivi.