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Aggiornamento RSPP: chi lo fa e quando va fatto

La legge individua una figura molto importante per garantire la tutela dei lavoratori all’interno di un’organizzazione e un ambiente di lavoro il più possibile sicuro: stiamo parlando del Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione (o RSPP).

L’obbligatorietà di questa figura è prevista dal D.Lgs 81/2008, il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro.
In alcuni casi tale ruolo può essere svolto dallo stesso datore di lavoro, ma più spesso viene individuato scegliendo tra professionisti esterni oppure in una figura interna, che però dimostri di possedere le competenze richieste e sia dotato di esperienza. Oltre a svolgere un’attività formativa di base, l’RSPP ha anche l’obbligo di aggiornamento.

Con quali tempi e quali modalità lo scopriamo nel prosieguo dell’articolo.

Corso di aggiornamento RSPP: durata

La normativa di riferimento (il decreto sopra menzionato e altre disposizioni come l’Accordo Stato-Regioni, che coinvolge anche la provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano) prevede che sia obbligatorio per l’RSPP partecipare a un corso di aggiornamento, la cui durata dipende dal livello di rischio presente nella specifica realtà aziendale e quindi, di fatto, dal tipo di attività svolta (in funzione dei macrosettori ATECO, informazione che si può rinvenire sulla visura camerale).

Più precisamente il monte ore per RSPP datore di lavoro:

  • Nel caso di aziende che presentano un rischio basso, sono previste 6 ore di aggiornamento.
    Alcuni esempi sono: commercio all’ingrosso e al dettaglio; ristoranti; associazioni culturali, ricreative o sportive; organismi territoriali.
  • Per le aziende con un livello di rischio medio, l’aggiornamento sarà pari a 10 ore.
    Alcuni esempi sono: agricoltura; pesca; comunicazioni; trasporti; pubblica amministrazione; istruzione.
  • Qualora si tratti di aziende con un profilo di rischio alto, la durata dell’aggiornamento sarà pari a 14 ore.
    Alcuni esempi sono: aziende operanti nell’industria chimica; costruzioni; smaltimento rifiuti; fabbricazione di autoveicoli; aziende per la produzione e la distribuzione di energia elettrica, gas, acqua; raffinerie; industrie alimentari; aziende operanti nel tessile e nell’abbigliamento.

Quali sono gli argomenti oggetto dell’aggiornamento

Un corso di aggiornamento per RSPP prevede normalmente degli approfondimenti o la comunicazione di nuove informazioni in merito a diverse aree di attività.
Questo per migliorare la gestione dei vari rischi che si possono presentare nei luoghi di lavoro (rischio chimico, rischio elettrico, etc.) e verificare il livello di conoscenza in ambito di sicurezza.
Infatti l’RSPP è tra i responsabili (insieme al datore di lavoro, al medico competente e al RLS) della redazione del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi), ed è pertanto semplice comprendere quanto possa essere importante essere aggiornati sui rischi e soprattutto sul modo in cui vanno gestiti.

Possiamo fornire una lista di esempio degli argomenti trattati durante un normale corso di aggiornamento da effettuare, come detto, ogni quinquennio:

  • Modifiche legislative che comportano il superamento delle norme precedenti, principalmente in materia di lavoro e sanità;
  • Approfondimenti sui sistemi antincendio;
  • Attività di primo soccorso;
  • Rischi specifici e infortuni sul lavoro;
  • Stress lavoro-correlato;
  • Documentazione da fornire;
  • Corretto utilizzo delle attrezzature e verifica degli impianti di lavoro.

Cosa succede in caso di mancato aggiornamento dell’RSPP

Gli organi di vigilanza controllano l’effettivo svolgimento dei corsi di formazione.

Qualora il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione non svolga il corso di aggiornamento entro la scadenza prevista, il corso di formazione base perde la sua validità.

Ciò ha due implicazioni importanti: prima di tutto, l’azienda si ritrova scoperta di questa figura obbligatoria per legge e, ancora peggio, il datore di lavoro o altro soggetto che ricopriva questo ruolo tecnico dovrà nuovamente effettuare la partecipazione ai percorsi formativi base (il cui monte ore dipende, come detto in precedenza, dalla tipologia di rischi presenti nelle aziende).

Nel caso in cui il ruolo di RSPP sia ricoperto dallo stesso datore di lavoro, e questo non provveda ad aggiornare la propria formazione, il d. lgs. 81/08 prevede delle sanzioni particolarmente onerose: l’ammenda da 2.740,00 a 7.014,00 euro o, nei casi più gravi, l’arresto da tre a sei mesi.

A questo proposito è opportuno, soprattutto per quelle piccole imprese non dotate di un management particolarmente competente al riguardo, rivolgersi a una società di consulenza.

In quali casi il datore di lavoro può ricoprire il ruolo di RSPP

Come detto in precedenza, il ruolo di RSPP può essere ricoperto, rispettando determinate regole, dal datore di lavoro.
Egli può ottenere il riconoscimento per occuparsi delle funzioni spettanti al RSPP in questi casi:

  • Nelle aziende artigiane e industriali con un massimo di 30 dipendenti;
  • Nelle aziende agricole e zootecniche con un massimo di 30 dipendenti;
  • Nelle aziende operanti nel settore della pesca con un massimo di 20 dipendenti;
  • In tutte le altre aziende che presentano un massimo di 200 dipendenti.

Al di fuori di questi casi, il datore di lavoro non potrà svolgere questo compito e dovrà quindi affidarlo a un soggetto interno che ne abbia le competenze (per esempio un membro della direzione e amministrazione) oppure a un soggetto esterno.

Ad ogni modo le considerazioni fatte sull’aggiornamento del RSPP valgono sia nel caso in cui questo sia lo stesso datore di lavoro, sia negli altri casi.