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Tubercolosi

tuberculosisLa tubercolosi risulta essere una malattia d’attualità nell’ambito medico come in quello dei mezzi di comunicazione, nonché nell’agenda dei servizi della sanità pubblica.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) richiama l’attenzione su una malattia tutt’altro che scomparsa.
Si tratta di una patologia considerata fino agli anni 50 una malattia grave ed invalidante e mortale se tempestivamente diagnosticata e curata. Ad oggi, secondo gli studi, sembra che ogni anno si registrano quasi 8 milioni di nuovi casi. La maggior parte dei casi si concentra nei paesi in via di sviluppo, dove le condizioni igienico-sanitarie sono insufficienti.
La diffusione in queste zone, inoltre, è da attribuirsi anche alla scarsa alimentazione e alla presenza di altre malattie come l’AIDS. Tutte queste condizioni contribuiscono a contrarre la malattia a causa di un indebolimento del sistema immunitario.
In Occidente, invece, le possibilità di ammalarsi sono decisamente più basse grazie alle misure di tipo igienico-sanitario adottate per combattere la diffusione della malattia.

Ma cos’è davvero la tubercolosi e quali sono le cause che portano alla sua diffusione?
La tubercolosi si trasmette per via aerea attraverso goccioline contenenti microbatteri tubercolari, responsabili della malattia, emessi nell’aria dal malato di tubercolosi di tipo polmonare attraverso colpi di tosse o starnuti. Pertanto risulta essere una malattia infettiva.
I soggetti con difese immunitarie indebolite sono più esposti al pericolo di contagio. L’agente eziologico principale responsabile della tubercolosi polmonare è il batterio denominato “Mycobacterium tuberculosis”, più comunemente definito come Bacillo di Koch. Nella maggior parte dei casi tale patologia interessa i polmoni (tubercolosi polmonare) ma possono svilupparsi anche forme extrapolmonari.
Chi trasmette la malattia deve essere “bacillifero” cioè avere un’alta carica batterica nelle secrezioni prodotte con la respirazione.
Inoltre, il contatto deve essere prolungato e avvenire in un ambiente chiuso e con pochi ricambi d’aria. La maggior parte delle infezioni che colpiscono gli essere umani risulta essere “asintomatica”: non si presentano né manifestano sintomi.

Le goccioline infette, attraverso le vie aeree, raggiungono gli spazi alveolari dei polmoni di un altro individuo e i micobatteri cominciano a crescere e moltiplicarsi. Le difese immunitarie dell’organismo ospite cercano di bloccare il progredire dell’infezione, quasi sempre con successo. La persona, a questo punto, è infetta ma non malata e non può trasmettere la malattia ad altri. L’infezione può rimanere latente per tutta la vita.
Specificatamente, questa infezione viene definita “infezione tubercolare latente”.

Come può trasformarsi l’infezione tubercolare latente in patologia attiva?
Solamente le persone che sono state a stretto contatto con un malato colpito da tubercolosi possono sviluppare a loro volta la malattia.
Per essere contagiati, si stima che si debba rimanere almeno una o due ore nelle vicinanze di un malato nello stesso locale senza ventilazione.
Per cui bisogna prendere in considerazione il rischio di contagio caratterizzato da una esposizione prolungata e alta contagiosità.
Per poter diagnosticare l’infezione latente in un soggetto, circa 8 settimane dopo il contagio, si effettua un test cutaneo alla tubercolina denominato “Mantoux”.
Si tratta di un test eseguito sull’avambraccio: consiste nell’inoculare, appena sotto la pelle e attraverso sottili aghi, qualche goccia di un liquido ottenuto dalle colture in vitro del bacillo.
Se dopo 48-72 h si verifica un indurimento nel punto di inoculazione, ciò indica un possibile contagio con baci. Se non si è verifica eruzione cutanea, significa che non si è entrati a contatto con il bacillo, mentre se si crea un pomfo arrossato vuol dire che è avvenuto il contagio.
Risultano importanti anche gli esami del sangue per diagnosticare la patologia, specificatamente il “test del gamma interferone”.
Se uno o entrambi i test rivelano un’infezione, il medico dopo un accurato esame clinico richiederà una radiografia del torace per escludere che l’infezione latente non si sia già trasformata in malattia tubercolare attiva.
La diagnosi viene in genere sospettata sulla base della radiografia toracica nella quale si notano le immagini di un’infiammazione e di perdita di sostanza, le cosiddette “caverne” polmonari.
La diagnosi definitiva può essere fatta solamente tramite l’analisi al microscopio dell’espettorato messo in coltura che mostra la presenza di batteri.

Quali sono i principali sintomi di questa patologia?
I sintomi classici possono essere riferiti a tosse cronica con espettorato striato di sangue definito “emottisi”, e, astenia, sudorazione notturna, dolore al torace e perdita di peso.
L’infezione di altri organi provoca una vasta gamma di sintomi.

Farmaci antitubercolari e trattamento
Per non ammalarsi di TBC esiste un vaccino, il cosiddetto BCG – “bacillo di Calmette-Guérin”, che viene somministrato attraverso una iniezione intradermica sotto la pelle oppure attraverso punture plurime.
La persona vaccinata diviene immune circa tre mesi dopo e lo resta per cinque anni.
Si tratta però di un vaccino indicato solo nei paesi dove la malattia è diffusa (nei paesi in via di sviluppo), oppure a persone che sono entrate a contatto con persone malate e rischiano quindi il contagio.
Il vaccino è scarsamente attivo e oggi poco utilizzato.
Il trattamento vero e proprio è basato sull’assunzione di antibiotici multipli per lungo tempo.
Streptomicina, isoniazide, etambutolo, rifampicina, pirazinamide, sono i principali farmaci raccomandati per la terapia della tubercolosi, somministrati in associazione giornalmente.
La terapia per essere efficace deve avere una durata non inferiore ai 6 mesi.
Il trattamento per la tubercolosi latente utilizza solitamente un singolo antibiotico, mentre la TBC attiva viene curata in modo più efficace con la combinazione di diversi antibiotici, per ridurre la possibilità che i batteri possano sviluppare una resistenza agli antibiotici.
A tal proposito, nel corso degli anni, si è sviluppata una forma di tubercolosi causata da un germe resistente ai due farmaci principali contro la tubercolosi: rifampicina e isoniazide denominata “Multi Drug Resistant” (MDR). Questa forma di tubercolosi deve essere necessariamente curata con farmaci di seconda linea i quali possono arrecare alla salute effetti collaterali.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la multi-farmaco resistenza è ormai presente in ogni parte del mondo e costituisce uno dei problemi più importanti nel controllo e trattamento della malattia.