Consulenza e Formazione Sicurezza, Medicina Del Lavoro, Sistemi Di Gestione, Qualità, Privacy, Ambiente e Modelli Organizzativi

Psicologo del lavoro: chi è e cosa fa

Lo psicologo del lavoro è una figura importantissima per le aziende e i lavoratori, in quanto garantisce un valore aggiunto per tutta l’organizzazione e promuove il benessere lavorativo individuale e aziendale.

In particolare, la psicologia del lavoro è una branca della psicologia inerente l’ambito lavorativo, che si occupa di una serie di funzioni tra cui la gestione delle dinamiche relazionali, la selezione del personale e la formazione.

Scopriamo chi è lo psicologo del lavoro, di cosa si occupa esattamente e quanto guadagna, per capire in che modo può aiutare a sviluppare un business più moderno ed efficiente.

 Chi è lo psicologo del lavoro

Lo psicologo del lavoro è quello psicologo specialista che si occupa, all’interno di un’azienda, di svolgere attività relative al rapporto con le risorse umane, tra cui l’individuazione e l’assunzione dei lavoratori, ma anche lo sviluppo e la promozione delle capacità della forza lavoro e dell’organizzazione.

Si tratta di una figura complessa, per la quale occorre una formazione professionale adeguata, dal momento che interviene in moltissimi ambiti e situazioni dell’impresa.

I suoi compiti possono essere svariati, sempre nel rapporto con le risorse umane. Per questo motivo, oggi, l’attività dello psicologo del lavoro si può considerare come imprescindibile per un’azienda che voglia crescere in maniera equilibrata e sviluppare un rapporto di collaborazione con i propri dipendenti.

Come si fa a diventare psicologo del lavoro

Lo psicologo del lavoro è un professionista che, in virtù del suo ruolo chiave nell’azienda, deve avere una formazione specifica (diversa da quella degli psicologi generali), coerente con le capacità che deve acquisire per la propria carriera.

Nel dettaglio, per diventare psicologo del lavoro la base obbligatoria è il possesso della Laurea Magistrale in Discipline Psicologiche, sia nella vecchia formula quadriennale che in quella recente (cosiddetta 3+2). L’importante è che si sia specializzato nell’indirizzo dedicato alla medicina del lavoro, in quanto impartisce insegnamenti specifici differenti da quelli di psicologia generale.

Al termine della laurea, eventualmente, l’aspirante psicologo del lavoro può frequentare un corso di formazione post-universitario per specializzarsi ulteriormente (per esempio in psicologia e organizzazioni, neuroscienze, psicologia dinamica, psicologia sociale, psicometria e simili).

Ad ogni modo, dovrà poi effettuare un tirocinio di un anno e sostenere infine la prova dell’esame di Stato. Se supera sia il tirocinio che l’esame, lo psicologo del lavoro può iscriversi all’Albo dell’ordine degli psicologi, in modo da essere abilitato definitivamente allo svolgimento della professione.

In questo modo, lo psicologo del lavoro viene formato per possedere una serie di competenze, tra cui:

  • nozioni generiche sulle modalità di funzionamento organizzativo interno delle aziende;
  • conoscenze relative ai principi di selezione e inserimento del personale;
  • conoscenze tecniche e professionali più specifiche sui metodi e strumenti per la valutazione e lo sviluppo del personale;
  • competenze relative ad ascolto, comunicazione, empatia e capacità relazionali;
  • conoscenze informatiche e linguistiche (almeno una lingua straniera).

Lo psicologo del lavoro può sperare in una carriera soddisfacente. Potrebbe ricoprire diverse posizioni nel contesto della gestione dello sviluppo delle risorse umane interna all’azienda, ad esempio riguardo la selezione e la formazione del personale. Può anche sfruttare una buona mobilità verticale, acquistando sempre maggiori competenze e responsabilità.

 Gli ambiti d’intervento dello psicologo del lavoro

Lo psicologo del lavoro può intervenire in diversi ambiti aziendali, tra cui:

  • l’organizzazione dell’impresa e la definizione dei diversi ruoli, con una considerazione particolare per i rapporti di dipendenza tra le parti e per il miglioramento dei processi e delle dinamiche di comunicazione sia tra i dipendenti che verso l’esterno;
  • la comprensione delle diverse competenze interne all’azienda, con l’individuazione delle abilità specifiche nei diversi settori, dei problemi e degli errori sorti in condizioni specifiche e delle soluzioni relative;
  • la motivazione dei dipendenti, a livello dei singoli come della squadra, per far funzionare l’organizzazione attraverso tutti i suoi strumenti e meccanismi specifici, accrescere la consapevolezza del lavoratore e ridurre le forme di disagio lavorativo, mobbing e simili (eventualmente anche consigliando il ricorso a forme di psicologia clinica o psicoterapia per eliminare rischi psicosociali per sicurezza, salute e benessere);
  • la valutazione e la promozione della performance delle diverse figure professionali, per esempio mediante la definizione e il controllo degli obiettivi specifici a cui puntare affinché l’azienda funzioni a dovere;
  • il miglioramento del clima organizzativo, della soddisfazione e della qualità della vita all’interno della sede di lavoro, determinando tutti gli eventuali elementi di difficoltà e tensione nell’ambiente lavorativo e operando per la loro attenuazione o eliminazione.

Cosa fa lo psicologo del lavoro: le principali mansioni

Uno psicologo del lavoro può svolgere diverse mansioni e attività nell’azienda, sempre inerenti alla relazione con le risorse umane, a partire dalla loro acquisizione fino alla risoluzione dei problemi.

Tra i vari compiti e doveri che uno psicologo del lavoro può assumersi si possono ricordare:

  • l’elaborazione di specifici profili personali delle risorse umane nel processo di selezione e valutazione delle loro caratteristiche e capacità, ad esempio mediante colloqui e incontri individuali, la somministrazione di test psicologici e attitudinali, la compilazione di un quadro dei comportamenti e degli aspetti sociali e motivazionali;
  • la valutazione del personale dopo il reclutamento, relativamente ai dipendenti già assunti, ad esempio stilando i profili dei singoli lavoratori anche utilizzando metodi collettivi come interviste, gruppi di ascolto o forme analoghe di comunicazione interna ed esterna;
  • attività di counseling, orientamento professionale e consulenza aziendale individuale per il lavoro e per la carriera, sia per chi cerca un’occupazione, sia per chi desidera passare da un settore all’altro o cercare una promozione nel suo settore;
  • l’analisi delle competenze dei dipendenti e il rapporto tra le capacità che dimostrano e quelle che effettivamente sono loro richieste da parte della società, in modo tale da porre rimedio a situazioni di difficoltà (tramite un cambiamento di mansione, un percorso formativo o varie forme di istruzione e aggiornamento professionale), ma anche proporre degli avanzamenti di carriera.

Il valore aggiunto dello psicologo del lavoro per le aziende

Lo psicologo del lavoro è una figura fondamentale nelle aziende, se le sue competenze vengono sfruttate al meglio da parte dei dirigenti e del datore di lavoro.

In particolare, uno psicologo del lavoro può:

  • cercare e selezionare il personale, analizzando e pianificando la gestione dello stesso in rapporto ai ruoli da ricoprire e alle posizioni richieste nel contesto delle organizzazioni aziendali;
  • verificare un adeguato benessere organizzativo, sia nel rapporto tra i dipendenti che tra questi e i loro superiori, nonché fare in modo che tale benessere lavorativo, ove mancante o insufficiente, venga incrementato attraverso misure opportune di contrasto all’ansia e allo stress correlato;
  • effettuare tutte le operazioni relative alla formazione professionale e al coaching aziendale, che comprendono l’individuazione delle potenzialità, delle opportunità e delle necessità formative tra i dipendenti, l’erogazione di corsi e iniziative similari, la valutazione dell’apprendimento e, se necessario, la pianificazione di ulteriori aggiornamenti;
  • valutare le performance interne in maniera costante, proponendo strategie e mezzi adeguati per incrementarla ove necessario;
  • gestire la comunicazione, i conflitti interni e le crisi, prestando il proprio supporto al comune raggiungimento degli obiettivi, intervenendo in prima persona nel miglioramento della qualità della vita professionale e supportando lo sviluppo di un’amministrazione trasparente e di una leadership attenta ai bisogni dei lavoratori.

Quanto guadagna uno psicologo del lavoro?

Lo stipendio di uno psicologo del lavoro dipende da numerosi aspetti, tra cui l’esperienza, l’anzianità, le competenze, il tipo di azienda per la quale si lavoro e l’attività che si è chiamati a svolgere.

In Italia, uno psicologo del lavoro inizia con una retribuzione annua lorda (RAL) di circa 20.000-25.000 euro, mentre nella fase iniziale di tirocinio la compensazione è di circa 600-850 euro al mese, per poi salire gradualmente.

Lo stipendio medio di uno psicologo del lavoro in Italia è di circa 1.650 euro netti al mese, un compenso leggermente più alto rispetto alla media nazionale. Tuttavia, questo professionista può raggiungere una retribuzione annua lorda di 50.000 euro in base all’esperienza e all’anzianità.

Ad esempio, con 15 anni di esperienza uno psicologo del lavoro può arrivare a prendere circa 2.330 euro netti al mese, ma si tratta comunque di numeri indicativi, in quanto lo stipendio dipende sempre da numerosi aspetti e dall’ambizione professionale di ognuno.