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LAVORI IN AMBIENTI SOSPETTI DI INQUINAMENTO

L’incidente occorso mercoledì 11 giugno in una vasca di depurazione a Mineo vicino a Catania, costato la vita a 6 operai, 2 dipendenti di una ditta privata e 4 dipendenti comunali, ha riportato all’attenzione dei media il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro. La dinamica dell’incidente ricorda da vicino quanto successo a Molfetta lo scorso 3 marzo in cui sono morte 5 persone durante la pulitura di una cisterna vuota utilizzata solitamente per trasportare zolfo. Un operaio si era sentito male e altre quattro persone erano morte nel tentativo di salvarlo.

Non è la prima volta che le esalazioni provenienti da cisterne provocano la morte del personale impegnato in operazioni di pulizia e manutenzione. È sufficiente usare un motore di ricerca su Internet per trovare ulteriori casi. L’articolo 223 del decreto Dlgs 81/2008 sulla presenza di sostanze pericolose indica come la valutazione dei rischi debba considerare anche le attività di manutenzione e pulizia “…Nella valutazione medesima devono essere incluse le attività, ivi compresa la manutenzione e la pulizia,” che “possono provocare effetti nocivi per la salute e la sicurezza, anche dopo l’adozione di tutte le misure tecniche”.

Anche se la dinamica dell’ultimo incidente è ancora al vaglio della Magistratura, è possibile fare alcune considerazioni anche alla luce del nuovo Decreto Legislativo 81/2008.

L’articolo 66 sui lavori in ambienti sospetti di inquinamento riporta quanto segue:

È vietato consentire l’accesso dei lavoratori in …., gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri, senza che sia stata previamente accertata l’assenza di pericolo per la vita e l’integrità fisica dei lavoratori medesimi, ovvero senza previo risanamento dell’atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi idonei.

Il primo provvedimento da prendere rimane quindi quello di eliminare il rischio alla fonte.

“….Quando possa esservi dubbio sulla pericolosità dell’atmosfera, i lavoratori devono essere legati con cintura di sicurezza, vigilati per tutta la durata del lavoro e, ove occorra, forniti di apparecchi di protezione. L’apertura di accesso a detti luoghi deve avere dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi.

In caso in cui la valutazione dei rischi evidenzi la presenza di un rischio residuo è necessario intervenire con mezzi di protezione collettiva ed individuale.

Il fatto che non siano stati rinvenuti dispositivi di protezione delle vie respiratorie può essere indice o di una valutazione dei rischi non completa o di una scarsa formazione.

Incidenti come quello di Mineo e di Molfetta hanno fatto vittime anche tra i primi soccorritori perché è stato disatteso uno dei principi base del primo soccorso e cioè quello che è sempre necessario, prima di intervenire, valutare lo scenario dell’incidente per evitare che i soccorritori si trasformino a loro volta in vittime.