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FAQ COVID-19 per datori di lavoro

  1. Quesito:
    Quando si può dichiarare guarito un caso confermato di Covid-19?
    Risposta:
    Quando risolve i sintomi dell’infezione da COVID-19 e risulta negativo in due tamponi consecutivi, effettuati a distanza di 24 ore uno dall’altro, per la ricerca di SARS-CoV-2.
  2. Quesito:
    Cosa fare prima del rientro in ufficio di un lavoratore risultato positivo all’infezione da COVID- 19?
    Risposta:
    Per il reintegro progressivo di lavoratori dopo l’infezione da COVID-19, il medico competente, previa presentazione di certificazione di avvenuta negativizzazione del tampone secondo le modalità previste e rilasciata dal dipartimento di prevenzione territoriale di competenza, effettua la visita medica precedente alla ripresa del lavoro, a seguito di assenza per motivi di salute di durata superiore ai sessanta giorni continuativi, al fine di verificare l’idoneità alla mansione”. (D.Lgs 81/08 e s.m.i, art. 41, c. 2 lett. e-ter), anche per valutare profili specifici di rischiosità e comunque indipendentemente dalla durata dell’assenza per malattia.
  3. Quesito:
    Gli asintomatici positivi possono effettuare attività in smart working?
    Risposta:
    No, perché il sintomatico positivo è in malattia e di fatto non può lavorare. Lo stesso principio si applica anche a coloro che sono in quarantena.
  4. Quesito:
    Un dipendente fa rientro da un paese considerato a rischio (ad esempio Malta). L’azienda può richiedere di ottenere l’esito del tampone?
    Risposta:
    No.
  5. Quesito:
    Il datore di lavoro può richiedere al personale di limitare i contatti sociali, di non frequentare posti affollati, ecc.?
    Risposta:
    No, non può farlo ma è bene specificare che le principali misure igieniche da rispettare valgono sia sul luogo di lavoro che all’esterno.
  6. Quesito:
    L’azienda può richiedere ai dipendenti di non fare viaggi all’estero nelle zone considerate a rischio?
    Risposta:
    No.
  7. Quesito:
    Un dipendente con età superiore ai 55 anni è considerato un lavoratore fragile?
    Risposta:
    No, nella Circolare congiunta del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Ministero della Salute n. 13 del 4 settembre 2020 con riferimento all’età viene chiarito che tale parametro, da solo, non costituisce elemento sufficiente per definire uno stato di fragilità.
  1. Quesito:
    Un dipendente ha inviato all’ufficio del personale un certificato del proprio medico curante riguardo la sua condizione di fragilità. Cosa bisogna fare a questo punto?
    Risposta:
    Inviare al medico competente la documentazione ricevuta per poi eseguire visita medica.
  2. Quesito:
    Una lavoratrice in stato di gravidanza è ritenuta un caso fragile?
    Risposta:
    Le lavoratrici in dolce attesa non sono considerati casi fragili ma, in base alla specifica mansione, il medico competente potrebbe individuare dei possibili rischi; va pertanto verificato con il medico competente l’iter da seguire.
  3. Quesito:
    Se tra i dipendenti vi sono lavoratori disabili, o che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità nelle condizioni di cui all’articolo 3, comma 3, della Legge 5 febbraio 1992, n. 104 devono essere intraprese azioni?
    Risposta:
    In questi casi i lavoratori hanno diritto a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile ai sensi degli articoli da 18 a 23 della Legge 22 maggio 2017, n. 81, a condizione che tale modalità sia compatibile con le caratteristiche della prestazione. Ai lavoratori del settore privato affetti da gravi e comprovate patologie con ridotta capacità lavorativa è riconosciuta la priorità nell’accoglimento delle istanze di svolgimento delle prestazioni lavorative in modalità agile ai sensi degli articoli da 18 a 23 della Legge 22 maggio 2017, n. 81. (D.L. n. 83 del 30/07/2020).
  4. Quesito:
    Ci sono limitazioni nell’uso delle docce nel periodo di emergenza?
    Risposta:
    No, bisogna però rispettare le misure anti-contagio, quali regolamentare gli accessi, garantire il distanziamento di almeno un metro, assicurare la pulizia quotidiana e sanificazione periodica dei locali.
  5. Quesito:
    Ci sono limitazioni nell’uso degli spogliatoi nel periodo di emergenza?
    Risposta:
    No, bisogna però rispettare le misure anti-contagio, quali regolamentare gli accessi, garantire il distanziamento di almeno un metro, assicurare la pulizia quotidiana e sanificazione periodica dei locali.
  6. Quesito:
    È necessario aprire le finestre periodicamente?
    Risposta:
    Sì, per favore l’aerazione naturale, anche nel periodo invernale. Da fare eventualmente ad inizio giornata e durante le pause.
  7. Quesito:
    Un dipendente può rifiutarsi di partecipare ad una riunione in presenza?
    Risposta:
    No, se vengono rispettati tutti i requisiti anti-contagio previsti, quali ad esempio: distanziamento, utilizzo mascherine, aerazione naturale dei locali, gel per l’igiene delle mani, ecc.
  1. Quesito:
    L’azienda può consentire ai dipendenti di usare postazioni condivise?
    Risposta:
    Sì, possono alternarsi a patto che le postazioni siano ad ogni utilizzo pulite e sanificate.
  2. Quesito:
    È necessario controllare l’applicazione delle norme Covid-19?
    Risposta:
    Sì, compilando periodicamente una lista di controllo (ad esempio con frequenza settimanale o mensile) come la check list allegata.
  3. Quesito:
    È necessario individuare un Covid Manager?
    Risposta:
    No, però tra i compiti del preposto alla sicurezza rientra anche la vigilanza sull’applicazione delle norme Covid.
  4. Quesito:
    Alla riapertura, dopo il lockdown, l’azienda ha effettuato la sanificazione dei locali. L’azienda deve programmare un’altra sanificazione? Deve farla con quale frequenza?
    Risposta:
    Sì, la sanificazione deve essere periodica. Si ricorda che può essere eseguita anche internamente (verbalizzando le attività svolte ed i prodotti utilizzati) senza ricorrere necessariamente ad aziende esterne.
  5. Quesito:
    L’azienda è tenuta a registrare le operazioni di pulizia e sanificazione?
    Risposta:
    Sì, risulta importante per dimostrare l’applicazione delle procedure anti-contagio previste.
  6. Quesito:
    L’azienda deve organizzare ancora riunioni con il comitato?
    Risposta:
    Sì, il periodo di emergenza risulta ancora in corso. Quando ritenuto necessario (a causa di modifiche normative od organizzative) il comitato deve riunirsi, le consultazioni del comitato devono essere verbalizzate.
  7. Quesito:
    L’azienda è obbligata a fornire ai lavoratori le mascherine chirurgiche?
    Risposta:
    Sì, le mascherine chirurgiche in questo periodo di emergenza sono considerate veri e propri DPI.
  8. Quesito:
    L’azienda può acquistare qualsiasi tipo di mascherina da fornire ai lavoratori?
    Risposta:
    No, bisogna acquistare solo mascherine chirurgiche dotate di dichiarazioni di conformità o di autorizzazione da parte dell’ISS (documentazione da conservare).
  1. Quesito:
    L’azienda può obbligare i dipendenti ad indossare la mascherina chirurgica?
    Risposta:
    Sì, le mascherine chirurgiche in questo periodo di emergenza sono considerate DPI (dispositivi di protezione individuale). L’azienda in caso di mancato utilizzo può anche sanzionare il lavoratore e/o intraprendere un provvedimento disciplinare.
  2. Quesito:
    Un lavoratore dichiara di non poter indossare le mascherine chirurgiche in quanto allergico. Cosa fare?
    Risposta:
    Le mascherine chirurgiche sono anallergiche. Il lavoratore deve indossarle.
  3. Quesito:
    Il lavoratore arriva in azienda con la sua mascherina di comunità. Può continuare ad indossarla?
    Risposta:
    No, deve indossare le mascherine fornite dal datore di lavoro. Quelle di comunità non sono DPI da usare sui luoghi di lavoro.
  4. Quesito:
    Il datore di lavoro è ritenuto responsabile in caso di mancato utilizzo da parte dei lavoratori della mascherina chirurgica?
    Risposta:
    Sì, le mascherine chirurgiche in questo periodo di emergenza sono considerate DPI.
  5. Quesito:
    Il datore di lavoro è ritenuto responsabile in caso di mancato utilizzo da parte dei lavoratori della mascherina chirurgica anche se ha informato il personale?
    Risposta:
    Sì. Il datore di lavoro non è necessariamente tenuto ad erogare un corso di formazione specifico ma, anche per limitare la propria responsabilità è utile fornire una informativa e vigilare sull’utilizzo.
  6. Quesito:
    Sul luogo di lavoro è obbligatorio utilizzare la mascherina anche se viene rispettata la distanza di sicurezza?Risposta:
    In Regione Lombardia è obbligato a utilizzare la mascherina tutto il personale che lavora in attività economiche, produttive e sociali a prescindere dal luogo di svolgimento. In queste tipologie di attività è obbligatorio l’utilizzo della mascherina anche laddove viene rispettata la distanza di sicurezza.
  7. Quesito:
    In azienda deve essere presente un contenitore dedicato allo smaltimento dei DPI?
    Risposta:
    Non è obbligatorio, a meno che non ci siano specifiche ordinanze regionali o regolamenti comunali. Mascherine e guanti vanno gettate nell’indifferenziato.
  8. Quesito:
    In Lombardia per misurare la temperatura corporea del personale deve essere presente un supervisore oppure è sufficiente che il datore di lavoro metta a disposizione uno strumento di misurazione per i propri dipendenti?Risposta:
    Non è sufficiente mettere a disposizione dei dipendenti uno strumento per misurare la temperatura. È necessario quindi che il datore di lavoro o un suo delegato facciano da supervisori durante la rilevazione della temperatura, anche per adottare gli opportuni provvedimenti in caso vengano ravvisati i sintomi di un’infezione da COVID-19 (Ordinanza n. 604 del 10.09.2020).
  9. Quesito:
    Cosa succede dopo il 15 ottobre (termine ultimo dello stato dichiarato di emergenza)?
    Risposta:
    Non si possono fare previsioni al momento. Bisognerà tenere conto dell’andamento della situazione epidemiologica e della curva dei contagi.
  10. Quesito:
    Se dovesse terminare lo stato di emergenza in data 15 ottobre i dipendenti possono continuare a fare smart working?
    Risposta:
    No, in mancanza di ulteriori proroghe, sarà necessario specifico accordo tra datore di lavoro e dipendente.