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Faq: casistiche diverse ai tempi del Covid

La Circolare del Ministero della Salute del 12 ottobre 2020 ha aggiornato le indicazioni riguardo la durata e il termine dell’isolamento e della quarantena, in considerazione dell’evoluzione della situazione epidemiologica, delle nuove evidenze scientifiche, delle indicazioni provenienti da alcuni organismi internazionali (OMS ed ECDC) e del parere formulato dal Comitato Tecnico Scientifico l’11 ottobre 2020.

Premesso questo, si riportano di seguito alcuni quesiti con relative risposte al fine di chiarire alcuni dubbi.

Per le risposte sono prese in considerazione le definizioni date dal Ministero della Salute e non si fa riferimento a specifici protocolli delle Autorità Sanitarie Locali.

  1. In caso di sintomi o dubbi a chi mi posso rivolgere?

In caso di sintomi o dubbi, rimani in casa, non recarti al pronto soccorso o presso gli studi medici ma chiama al telefono il tuo medico di famiglia, il tuo pediatra o la guardia medica. Oppure chiama il numero verde regionale.

  1. Sono sintomatico, ho effettuato il tampone ed è risultato positivo, cosa devo fare?

I casi positivi sintomatici possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi accompagnato da un tampone negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test)

  1. Ho fatto il tampone dopo l’isolamento ed è risultato nuovamente positivo, cosa devo fare?

Le persone che, anche se non presentando più sintomi ma che continuano a risultare positive al tampone, devono rispettare il periodo di isolamento. Potranno interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi nel caso in cui non presentino più sintomi da almeno una settimana.

Da valutare caso per caso tenendo conto dello stato immunitario delle persone interessate.

  1. Sono positivo ma asintomatico, quanto dura il mio isolamento?

Il periodo di isolamento dura almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale per rientrare in comunità bisogna eseguire un tampone che dia risultato negativo (10 giorni + test).

  1. Sono un contatto stretto di un caso positivo, sono asintomatico quanto dura la quarantena?

Bisogna osservare:

  • un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso; oppure
  • un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un tampone negativo effettuato il decimo giorno.
  1. Sono un contatto stretto di un caso positivo, presento i primi sintomi riconducibili al COVID-19, qual è l’iter da seguire?

Stare in quarantena e contattare il proprio Medico di Medicina Generale (MMG) il quale provvederà a segnalare il caso sospetto alle Autorità Territoriali Competenti e a richiedere il tampone di diagnosi; qualora il tampone dovesse risultare positivo si rientrerà nella casistica del caso confermato.

  1. Ho un caso positivo in azienda, devo considerare anche personale esterno che viene in azienda come possibile contatto stretto (manutentori, addetti alle pulizie)?

SI, bisogna considerarli, ma se sono stati garantiti i requisiti del distanziamento e indossati idonei DPI non saranno identificati come contatti stretti:

  1. Cosa fare se un lavoratore manifesta sintomi sospetti Covid durante il turno lavorativo?

Il lavoratore viene isolato, invitato a recarsi al proprio domicilio e a contattare prontamente il proprio MMG. Il lavoratore con sintomi sospetti Covid è in isolamento fiduciario fino all’esito del tampone: se negativo potrà rientrare al lavoro dopo valutazione clinica del MMG, se positivo diventa caso accertato e si procede con l’individuazione dei contatti stretti ed alla sanificazione dei luoghi di lavoro.

  1. Sono stato identificato come un “contatto stretto” di caso confermato COVID-19 ma ho effettuato un tampone (o un altro tipo di test) con esito negativo, posso evitare o finire prima la quarantena?

No. Nel caso in cui si venga identificati come “contatto stretto” di caso confermato COVID-19, nessun test con esito negativo permette di essere esonerati dal sottoporsi ad un periodo di quarantena.

  1. Come devono comportarsi i colleghi non identificati come contatti stretti?

Essi non devono rispettare precauzioni particolari, salvo rispettare le misure generali di igiene e distanziamento e attenersi alle indicazioni dei protocolli aziendali.

  1. Può il lavoratore in quarantena continuare a lavorare?

L’INPS ha chiarito che non è possibile ricorrere alla tutela previdenziale della malattia o della degenza ospedaliera nei casi in cui il lavoratore in quarantena o in sorveglianza precauzionale perché soggetto fragile continui a svolgere, sulla base degli accordi con il proprio datore di lavoro, l’attività lavorativa presso il proprio domicilio. In tale circostanza, infatti, non ha luogo la sospensione dell’attività lavorativa con la correlata retribuzione. In caso di malattia conclamata il lavoratore è temporaneamente incapace al lavoro, con diritto ad accedere alla corrispondente prestazione previdenziale.

Pertanto, per i contatti stretti di un caso positivo, se l’attività lavorativa può essere svolta dalla propria abitazione non si procederà con l’attivazione della malattia.

  1. Quali obblighi ha il datore di lavoro verso i lavoratori fragili?

Il Datore di Lavoro deve informare tutti i dipendenti in merito alla definizione di fragilità e alle modalità per informare il medico competente del proprio presunto stato di fragilità.

  1. Come faccio a definire se un lavoratore è fragile?

Il Medico Competente analizzerà la documentazione che certifichi la presunta fragilità ed effettuerà una visita medica per l’attestazione dello stato di fragilità.

  1. Ho più di 55 anni, sono un lavoratore fragile?

Il parametro dell’età, da solo, non costituisce elemento sufficiente per definire uno stato di fragilità nelle fasce di età lavorative; vengono considerate dal Medico Competente le eventuali patologie pregresse in relazione alla mansione svolta.