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Detergenti e disinfettanti, quali sono le differenze ?

Nonostante siano prodotti molto diversi per caratteristiche, proprietà e funzione, detergenti e disinfettanti sono spesso confusi; eppure la loro importanza è fondamentale sia in ambito professionale (dove gli esempi sono vari e numerosi: basti pensare al diverso uso che occorre fare dei due prodotti nella filiera agroalimentare, fino alla cucina del ristorante, oppure in altri settori particolarmente delicati per la salute) sia in ambito domestico.

Per questo, presentiamo le differenze principali tra le due sostanze, dal punto di vista scientifico e chimico, e da quello dell’utilizzo pratico.

 

Detergenti e detersivi: che cosa sono

 

I detersivi sono sostanze chimiche o miscele utilizzate in tutte le operazioni di lavaggio e di pulizia, ad accezione di quelle di pulizia personale. Con questo termine si indicano:

  • le preparazioni ausiliarie al lavaggio: vale a dire quelle impiegate per l’ammollo, il risciacquo e il candeggio degli indumenti, della biancheria da casa e di altri materiali simili);
  • gli ammorbidenti per tessuti;
  • le preparazioni utilizzate per pulire: cioè quelle impiegate nella pulizia domestica e, in generale, di qualsiasi tipo di superficie (che siano materiali quali metalli, prodotti, macchine ad uso domestico o industriali);
  • tutte le preparazioni impiegate per pulire e lavare che non rientrano nelle categorie appena indicate.

All’atto pratico, sono tipologie di detergente tutti i tipi di sapone (liquido, spray o solido che sia) utilizzato nelle comuni procedure di lavaggio (dai pavimenti ai vestiti) e tramite tutti i tipi di accessori.

 

Detergenti: gli ingredienti, le formulazioni, la funzione

 

I detergenti sono costituiti da un tensioattivo e da prodotti complementari. I tensioattivi sono molecole, naturali od ottenute per sintesi chimica, costitute da una parte idrofila ed una idrofoba, che conoscono vari impieghi (infatti, li possiamo trovare tanto in una schiuma, quanto in un detergente) e hanno tre azioni principali:

  • azione emulsionante(che consente, appunto, l’emulsione delle sostanze grasse non solubili);
  • azione bagnante(per cui il solido sospeso è fortemente bagnato);
  • azione detergente(che permette la diminuzione della tensione superficiale e la disgregazione della pellicola di sporco).

 

La loro azione è dunque quella che viene definita comunemente come pulizia degli ambienti, vale a dire quella che consente di eliminare lo sporco; perciò, tra i suoi effetti non rientra quello di eliminazione dei batteri ma solo quello di dissoluzione dello strato lipidico (cioè, dello strato di grassi) nel quale essi spesso si trovano (a meno che non si tratti di un detergente disinfettante, che unisce entrambe le azioni).

Inoltre, i tensioattivi possono essere anionicicationicinon ionici. Gli anionici sono compatibili con i non ionici, ma non con i cationici. I non ionici sono poco influenzati dalla durezza dell’acqua, poco schiumogeni e possono essere usati con tensioattivi anionici o con prodotti cloroattivi.
prodotti complementari in un detergente posso essere: polifosfati (che diminuiscono la durezza dell’acqua), silicati (che limitano la corrosione e mantengono l’alcalinità), ossidanti (che degradano le sostanze organiche), deodoranti.
Il risultato migliore per un detergente è ottenuto dalla miscela di tensioattivi anionici e non ionici.

 

Alcuni consigli utili

 

Nonostante talvolta, nelle operazioni quotidiane di pulizia, si tenda a utilizzare soltanto il disinfettante, credendolo maggiormente efficace nel rimuovere lo sporco, occorre sottolineare che il detersivo è indispensabile in quanto igienizzante di superfici, tessuti e quant’altro, e va sempre utilizzato prima di disinfettare con un prodotto apposito, così da potenziare l’effetto complessivo.

 

Al momento dell’acquisto, poi, occorre scegliere questi prodotti con particolare attenzione. prediligendo tra la grande varietà disponibile in commercio quelli formulati secondo i dettami della norma EN ISO 862. Quest’ultima, infatti, impone alle aziende produttrici di detersivi destinati al mercato europeo di formulare i loro prodotti nel rispetto di alcuni requisiti fondamentali, allo scopo di garantire la protezione della salute umana e del contesto ambientale. Tra i requisiti a cui abbiamo appena alluso menzioniamo:

  • la garanzia della totale biodegradabilità dei tensioattivi presenti nella composizione della miscela;
  • l’adeguata informazione del consumatore mediante l’etichetta apposta sul prodotto;
  • la limitazione del contenuto di composti di fosforo nei detersivi per bucato e per lavastoviglie.

 

 

Disinfettanti: tipologie e differenze

 

La disinfezione è ormai divenuta una pratica tanto familiare, che non di rado non usciamo di casa senza aver portato con noi quelle piccole confezioni di igienizzanti liquidi, ai quali – lo sappiamo già – ricorreremo più e più volte nel corso della giornata per disinfettare le nostre mani.

Questa operazione ha lo scopo di distruggere, eliminare, diminuire, o almeno impedire l’azione di virus e batteri; e può essere di due tipi: chimica (realizzata con prodotti al cloro attivo, sali di ammonio quaternario aldeidi, composti ossidanti, iodofori alcoli ecc.) o fisica (compiuta dal calore, e dai raggi U.V.).
Il trattamento con il calore (es.: 85 °C per 2 minuti) consente di distruggere tutti i microrganismi in forma vegetativa (non elimina le spore).

vantaggi sono: efficacia contro tutti i microrganismi (tranne le spore).

Le avvertenze sono: precedere la disinfezione con una appropriata detersione e asciugare accuratamente le superfici dopo la disinfezione (i microrganismi si moltiplicano rapidamente in ambiente umido).

Si riportano alcuni prodotti chimici disinfettanti.

 

Disinfettanti cloroattivi
Hanno ampio spettro d’azione e sono inattivati dalla presenza di sostanze organiche, i più diffusi sono.

  • Composti clorurati fosfatici: contengono dal 3 al 4% di cloro attivo e sono stabili perché si presentano su supporto in polveri. Le dosi di impiego generalmente sono lo 0,3% e 0,5 %. Sopportano lunghi magazzinaggi senza perdere cloro.
  • Ipocloriti di sodio: sono molto economici ma poco stabili, non sopportano lunghi magazzinaggi e la luce e il calore tendono a sbloccare rapidamente il cloro.
  • Cloroamine: si presentano in polvere, l’azione disinfettante è più lenta degli ipocloriti con tempi lunghi di contatto. Si tratta di un prodotto che tende a decomporsi all’aria.

 

Sali d’ammonio quaternari
Hanno azione sanificante (vale a dire, che deterge e disinfetta) e sono schiumogeni. Sono inattivati da acque dure e da residui organici, mentre sono attivi a pH neutro o poco alcalino.

 

Nel complesso, dunque, il disinfettante è quello che si definisce presidio medico chirurgico, ossia appunto un prodotto battericida o comunque rivolto all’eliminazione di microrganismi nocivi per la salute.

Occorre sottolineare che, in concreto, il disinfettante non ha azione pulente in senso stretto, poiché non agisce contro lo strato lipidico che costituisce lo “sporco” delle superfici; perciò, quando puliamo il nostro bagno o della nostra cucina, dobbiamo ricordare che, per non correre il rischio di inibirne l’efficacia, il modo migliore di utilizzare il disinfettante è passarlo dopo aver pulito in modo corretto con un detergente e aver risciacquato accuratamente.