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Che cosa è la salmonella?

Esistono in natura con più di 2000 varianti diverse e con patologie suddivise in due tipologie essenziali: la salmonellosi tifoide e la salmonellosi non tifoide, che rappresenta la maggior parte dei casi.
Il batterio si moltiplica tra gli 8 e i 45 gradi centigradi, mentre viene distrutto a temperature maggiori di 70 gradi. Si riscontra soprattutto in uova, che sono il veicolo di maggiore impatto sull’epidemiologia dell’infezione, pollo, carne di maiale, talvolta anche latte e latticini.
La salmonellosi tifoide, è un rischio essenzialmente per le persone che viaggiano molto all’estero, soprattutto in paesi con scarsa igiene. Si trasmette bevendo o mangiando bevande ed alimenti infettati o con il contatto con feci di persone malate o portatori sani.
Si presenta con dolori muscolari, stanchezza, inappetenza, gonfiore addominale diarrea, cefalea, febbre. Quest’ultimo sintomo è quello più evidente e dura da tre a cinque settimane. Per diagnosticare la salmonellosi tifoide bisogna effettuare un esame del sangue e delle feci per identificare il batterio della salmonella; nei casi più gravi si può anche effettuare una coltura del midollo osseo.
Poiché questa forma di salmonellosi è molto più grave di quella non tifoide, è generalmente necessario il ricovero e la somministrazione di antibiotici. Ci si può proteggere con i vaccini ad uso orale (che protegge dal tifo) o iniettabile (che protegge da tifo e paratifo) che proteggono per circa tre anni.

La salmonellosi non tifoide, invece, si presenta con diarrea, nausea, vomito, a volte accompagnati da febbre intorno ai 38°.
L’insorgenza e la gravità dei sintomi dipendono anche dalla quantità di batteri introdotti nell’organismo con gli alimenti contaminati e dall’acidità intestinale; infatti, ad esempio, talvolta è possibile che la diarrea sia favorita da una ridotta secrezione gastrica.
Il periodo di incubazione della salmonella va da 5 a 72 ore e la guarigione avviene in pochi giorni, anche se i batteri vengono eliminati nelle feci della persona infettata anche fino a 4-5 settimane dopo la guarigione.

Consigli salutari

È importante che la sterilità e la salubrità degli alimenti a rischio salmonella, garantita da allevatori e commercianti, continui anche a casa propria. Per non incorrere in infezioni da salmonella, allora, è bene innanzitutto fare attenzione all’igiene nel frigorifero e in cucina in generale, evitare di tenere la carne a temperatura ambiente per troppo tempo, cuocere bene qualsiasi alimento a rischio, lavare i gusci delle uova prima di maneggiarle (il batterio infatti contamina il guscio ed è quando questo viene utilizzato che i germi vengono a contatto con albume e tuorlo contaminandoli) oppure evitare di consumare uova con gusci rotti.
Bisogna fare attenzione soprattutto alla preparazione di quegli alimenti (per esempio, la maionese o il tiramisù) in cui le uova vengono consumate crude.
È anche importante conservare gli alimenti a temperature alle quali non è possibile che le salmonelle si moltiplichino, cioè in frigorifero oppure sopra i 65 gradi centigradi ed evitare di contaminare i cibi dopo la cottura, utilizzando magari utensili, posate o mani sporche con le quali si è maneggiata la carne cruda o altri alimenti a rischio. Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.