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Che cosa è il monitoraggio biologico?

 

Il monitoraggio biologico consiste nella valutazione dell’esposizione a sostanze chimiche o biologiche potenzialmente dannose da parte dei lavoratori. In base alla legge italiana è obbligatorio limitatamente ad alcune sostanze specifiche, ma le normative europee prevedono forme di monitoraggio più estese.

Si tratta ovviamente di una forma di tutela e di prevenzione essenziale per i lavoratori che vengono esposti con più costanza a possibili fonti di rischio chimico-biologico. Ecco alcune informazioni in più sul monitoraggio biologico, sulla sua importanza per la protezione lavorativa e sui suoi vantaggi concreti.

Che cosa significa monitoraggio biologico

I termini “monitoraggio biologico” indicano diversi metodi e procedure di studio e ricerca biologica per determinare se un lavoratore o un gruppo di lavoratori è stato esposto a elementi biologici o chimici dannosi (p. es. cancerogeni).

Per effettuare il monitoraggio biologico sui lavoratori occorre determinare:

  • un parametro biologico, che può essere la sostanza chimica in questione, uno dei suoi metaboliti (cioè un elemento prodotto dal metabolismo che ha assorbito una certa quantità di questa sostanza) oppure un altro elemento corporeo che può essere influenzato dalla sostanza stessa;
  • un materiale biologico su cui effettuare i vari test: in genere si tratta o di urina o di sangue.

Dunque, il monitoraggio biologico consiste in una analisi del materiale biologico in base al parametro biologico di riferimento; tali analisi andranno naturalmente eseguite in lavoratori appositamente attrezzati. Se nel sangue o nell’urina del lavoratore è presenta una quantità sufficiente della sostanza che funge da parametro, allora il lavoratore è stato esposto alla sostanza chimica pericolosa.

L’esposizione può poi essere valutata in base a criteri quantitativi (ovvero, banalmente, se il parametro biologico è presente in una quantità superiore agli standard, si può dire che il lavoratore è stato esposto in misura eccessiva e pericolosa al rischio chimico).

Ciò significa che il monitoraggio permette di valutare dal punto di vista della biologia sia la quantità di sostanza pericolosa assorbita (tramite qualsiasi mezzo, come inspirazione, ingestione di acqua o alimenti contaminati) sia gli effetti dell’esposizione. Perciò, è utile anche quando si vuole verificare l’efficacia di eventuali misure di protezione da quella sostanza appena adottate.

Perché il monitoraggio biologico è importante

Innanzitutto, la sorveglianza mediante il monitoraggio biologico è importante in quanto è obbligatoria per legge per alcune sostanze.

Già il D. Lgs. 25/2000 impone il monitoraggio biologico per sostanze come piombo e composti ionici; in più, in conseguenza di alcune direttive europee, il 26 febbraio 2004 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero della salute, ha emanato un ulteriore decreto con una “Definizione di una prima lista di valori limite indicativi di esposizione professionale agli agenti chimici”, che potrebbe entrare a far parte di una futura norma più restrittiva sul monitoraggio biologico.

Inoltre, naturalmente, il monitoraggio biologico è una forma di protezione fondamentale per la salute dei lavoratori esposti a rischio, assieme ad altre tipologie di valutazione e misurazione delle sostanze pericolose presenti nelle aree di lavoro (p. es. il monitoraggio dell’aria o le visite e gli esami del medico competente).

Infatti, nonostante la medicina del lavoro abbia riconosciuto solo a partire dagli anni ’80 e ’90 l’importanza del monitoraggio biologico accanto alle altre forme di tutela, da allora numerose leggi in tutta l’Unione Europea e in ambito internazionale hanno fissato nuovi limiti per diverse sostanze e nuovi obblighi di misurazione a carico dei datori di lavoro.

Perché effettuare il monitoraggio biologico

Le ragioni e i vantaggi del monitoraggio biologico per tutelare la salute dei lavoratori, rispetto ad altre forme di tutela e di prevenzione, sono ormai chiari a tutto il panorama scientifico e alle varie legislazioni.

Prendendo come esempio la forma di valutazione in precedenza più utilizzata, ovvero il cosiddetto “air monitoring” (il controllo dell’aria nell’ambiente di lavoro per valutare la presenza di una sostanza tossica o nociva), si può constatare che il monitoraggio biologico permette di valutare:

  • il carico interno di una data sostanza tossica, in quanto sia il materiale biologico che il parametro biologico sono tratti dal corpo del lavoratore esaminato. Dunque, non si scopre soltanto quanto una certa sostanza è presente nei comuni ambienti di lavoro, ma quanta ne viene assorbita da ciascun dipendente esposto;
  • la differenza di assorbimento tra le diverse persone esposte, che può essere anche significativa e deve essere tenuta in conto nell’approntare forme di prevenzione;
  • l’efficacia delle misure di protezione eventualmente adottate: per esempio è sufficiente effettuare delle analisi subito prima e subito dopo aver implementato forme di prevenzione e scoprire così quanto sono funzionali.

Fattori di variabilità del monitoraggio biologico

Nell’effettuare un monitoraggio biologico costante occorre tenere in conto i differenti fattori di variabilità relativi ai singoli individui o ai parametri presi in analisi.

In particolare, andrà analizzato il rapporto tra la dose e l’effetto, cioè tra la concentrazione e la quantità di una certa sostanza nell’aria e gli effetti che questa diversa quantità può avere sull’organismo.

In questo caso, vi sono molti fattori di variabilità che non vanno trascurati per individuare forme di protezione adeguate. Per esempio, bisogna valutare il carico complessivo dell’elemento dannoso sull’organismo, l’eventuale uso di strumenti specifici e di dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie, o la possibilità che la sostanza venga assorbita anche tramite la superficie cutanea.

A questo si aggiungono naturalmente i fattori individuali, cioè quelli che concernono il singolo lavoratore sottoposto agli esami del monitoraggio biologico.

Bisogna considerare quindi gli aspetti fisici (età, altezza, peso, metabolismo) ma anche l’assunzione di sostanze che possono incidere sull’assorbimento della sostanza analizzata (p. es. alcol, medicinali) e le diverse abitudini anche non lavorative dell’individuo (p. es. l’esposizione incidentale alla stessa sostanza in altri contesti o un uso dei materiali scorretto tale da determinare un aumento del rischio).