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Il benessere organizzativo, i diversi modi per generarlo

In questo momento storico di grande cambiamento sempre più aziende e lavoratori sono alla ricerca della serenità e della normalità e risulta sempre più difficile ottenere questa sensazione; avete anche voi bisogno di questo?

Di sicuro questa è una situazione che può essere cambiata e se siete interessati a farlo questo articolo è quello che fa per voi!

Avrete certamente sentito parlare di Welfare o di Benessere Organizzativo, andiamo a vedere le singole misure per fare una valutazione complessiva di quanto ci serva per cambiare rotta.

Come possiamo definire il benessere organizzativo?

Per benessere organizzativo si intende la capacità di una qualsivoglia organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutti i lavoratori che agiscono al suo interno.

Studi e ricerche sulle organizzazioni hanno dimostrato che le strutture più efficienti sono quelle con dipendenti soddisfatti e un “clima interno” sereno e partecipativo. La motivazione, la collaborazione, il coinvolgimento, la corretta circolazione delle informazioni, la flessibilità e la fiducia sono tutti elementi che portano a migliorare la salute mentale e fisica dei collaboratori e personale, la soddisfazione degli utenti ed inoltre garantiscono un aumento della produttività.

Il benessere organizzativo di un’azienda diventa quindi un obiettivo imprescindibile per qualunque realtà economica che abbia un obiettivo di sviluppo a lungo termine, e nel corso di un’emergenza sanitaria, come quella che stiamo vivendo, assume un’importanza ancora maggiore.

Come si genera il benessere organizzativo?

Sviluppare cultura del welfare, mettendo a disposizione dei dipendenti diversi servizi, come possono essere l’accesso a servizi per il supporto alla famiglia per la didattica dell’infanzia, una maggiore flessibilità degli orari di lavoro, servizi per la salute quali esami di check up, risulta un passo rilevante per produrre benessere organizzativo.

Da questo punto di vista anche lo Stato Italiano si sta muovendo per garantire prevenzione alle aziende e ai loro lavoratori mediante il Piano triennale per la prevenzione della corruzione e trasparenza.

La componente principale del benessere organizzativo è data proprio dai benefits di welfare aziendale, ma è necessario porre un focus anche alla struttura dei luoghi di lavoro e al modo in cui sono concepiti.

Al fine di migliorare questo aspetto esistono società di consulenza specializzate nella progettazione degli spazi e delle componenti interne degli uffici che, oltre a garantire la componente di ergonomia e sicurezza dei luoghi di lavoro, come richiesto dalla normativa vigente, aiutano l’azienda ad implementare il benessere e la produttività dei dipendenti. Un esempio calzante è la messa a disposizione di chi vi lavora delle sale per il relax e lo svago in cui poter riposare mentalmente durante l’orario lavorativo ed agevolare un livello di produttività e di attenzione sempre alto in tutti i dipendenti. Alcuni studi, infatti, dimostrano che il grado di attenzione si abbassa durante l’orario lavorativo, ma che questo possa anche essere riportato ai livelli ottimali mediante alcuni accorgimenti come quelli elencati in precedenza.

Questi benefici, ovviamente, non possono essere sempre attuabili, dipende anche dal singolo potenziale economico dell’azienda e dalla disponibilità degli spazi necessari per implementarli. Questi aspetti comunque non sono gli unici che contribuiscono a creare clima e condizioni di lavoro ottimali in azienda. Andiamo quindi a vedere dove l’organizzazione può agire.

Principali punti di intervento per un miglior Welfare

Una parte, di fondamentale importanza, riguarda i processi, le modalità lavorative e le interazioni.

È una componente a cui spesso non si presta la dovuta attenzione o il giusto tempo, ma, se viene sviluppata, contribuisce in modo diretto ed efficace al concetto di benessere organizzativo. Come esempio calzante di ambito possiamo citare la cultura del lavoro di squadra o se preferiamo utilizzare un termine importato e ormai sdoganato possiamo parlare di Team Building.

Questa è una forma di lavoro da svolgere in gruppo il cui funzionamento si basa su progetti atti al raggiungimento di obiettivi comuni che hanno per scopo il miglioramento della comunicazione, della partecipazione e dei rapporti interpersonali oltre alla valorizzazione delle competenze della singola persona. Fondamentale quindi per questa attività sarà un coordinamento e la suddivisione degli incarichi in base alla propria esperienza professionale e alle esigenze per arrivare con efficienza ed efficacia al successo del team.

Un altro esempio, sempre più attuale e messo in luce dall’ultimo periodo, può essere lo smart working che, se utilizzato nei modi e tempi corretti, può diventare uno strumento importante nell’aumentare il benessere organizzativo.

Nel parlare di Smart Working dobbiamo quindi focalizzarci su due aspetti fondamentali, ovvero la sua diffusione e le modalità della sua attuazione.

Iniziamo subito dal primo aspetto, ovvero quello legato alla diffusione della modalità di lavoro agile.

Come precedentemente citato, questo periodo di restrizioni per tutti i cittadini e le aziende ha sicuramente incrementato l’utilizzo dello smart working da parte di quest’ultime per garantire a se stesse e ai loro dipendenti una continuità lavorativa; infatti, come si può verificare da una ricerca dell’ISTAT (istituto nazionale di statistica) sugli enti controllati uscita a giugno 2021: il 90% delle grandi imprese italiane (cioè con più di 250 addetti) e il 73% delle imprese di dimensione media (50-249 addetti) hanno introdotto o esteso lo smart working durante l’emergenza, contro il 37% delle piccole (10-49 addetti) e il 18% delle microimprese (3-9 addetti).

Come raffronto si possono prendere i dati relativi al periodo precedente alla pandemia in cui a gennaio e febbraio 2019 il personale a distanza era l’1,2% del totale mentre nel periodo tra marzo e aprile era diventato l’8,8%.

Da aggiungere anche che, la nuova survey realizzata da Fondirigenti ha effettuato studi mediante controlli delle imprese (Quick survey “Smart Working 2.0” – Marzo 2021). Secondo le statistiche il 54% delle aziende italiane si dice certa che ricorrerà allo smart working anche dopo la pandemia, in misura permanente; questa scelta aziendale è dovuta sicuramente ad un bilancio effettuato in cui si avrà un guadagno in termini di vantaggi economici sia aziendali che dei singoli lavoratori.

Dopo aver verificato questo trend positivo legato alla diffusione del lavoro agile è ancora di più importanza soffermarsi sulle modalità dello stesso, sono proprio queste infatti che influenzano in modo importante la percezione del benessere in azienda e possono incrementare il benessere fisico e psicologico dei lavoratori.

È quindi importante che ogni società definisca, sulla base della legge e del diritto dei lavoratori come attuarlo e stabilisca un equilibrio tra il numero di giorni in cui si lavora in sede e quello in cui si lavora da remoto, andando poi a verificare se il modo in cui è implementato costituisce una fonte di stress o un valore aggiunto per il dipendente e per l’azienda.

Solo prestando attenzione agli aspetti qualitativi, quindi, questo strumento diventa una risorsa del benessere organizzativo, che si accompagna ad altre, parimenti importanti.

Ci possiamo limitare a questo o dobbiamo guardare oltre?

La risposta è ovviamente no, e dobbiamo metterci in discussione andando a verificare altri aspetti.

Sicuramente un’attenzione particolare, all’interno di un’azienda, va riservata alle donne che rientrano a lavoro, dopo una maternità; è proprio qui che l’azienda può agevolare in maniera diretta la famiglia, basti pensare alla possibilità di avere sussidi e vantaggi durante i primi anni di vita del bambino, come ad esempio un supporto economico per l’asilo nido o per baby sitter. Questo potrà generare un aumento della qualità della vita della neo-mamma che, grazie a questi contratti e sovvenzioni potrà gestire al meglio il rientro lavorativo diminuendo la possibilità di assenza dal lavoro e migliorando così non solo la sua situazione ma anche l’intero clima organizzativo della comunità aziendale.

Un altro punto fondamentale per l’azienda è strutturare un modello organizzativo in cui ciascuno sia in grado di esprimersi e riuscire così a dare al meglio il proprio contributo. È importante quindi che processi e modalità lavorative di un’azienda lo consentano.

Cosa può fare l’azienda al riguardo?

Una politica aziendale fortemente gerarchizzata non favorisce il benessere anzi, con l’andar del tempo rischia di soffocare il dipendente senza dargli gli strumenti adatti a mostrare i suoi valori.

In questo senso, è molto più efficace e sostenibile un sistema in cui sia presente un contesto dove ci sono disposizioni generali, ma che consenta ai singoli di muoversi in autonomia condividendo però le proprie iniziative e decisioni con il proprio responsabile per un giusto monitoraggio. Altro punto importante è la presenza di un sistema premiante ben delineato, in cui ci sia la possibilità di promozione al raggiungimento di determinati obiettivi.

Tutti aspetti complessi da implementare, ma fondamentali, perché proprio questi determinano il clima lavorativo e scongiurino la nascita di conflitti o di un ambiente sfavorevole.

La presenza di situazioni sfavorevoli porta a generare stress correlato al lavoro, che risulta deleterio anche per l’azienda oltre che per i propri dipendenti.

È possibile implementare un sistema che gestisca l’insorgenza di stress correlato al lavoro?

Assolutamente si, i passi fondamentali sono inclusi nel sistema di misurazione e valutazione realizzato da parte degli organi competenti (INAIL) in cui si esegue un’analisi approfondita atta a verificare diversi fattori ed indicatori attribuendo loro un punteggio, il quale concorrerà all’ottenimento di un risultato.

Sicuramente tra questi si verificherà, mediante rilievi sull’amministrazione, aspetti relativi al benessere dell’organizzazione, la valutazione tocca in seguito punti importanti in materia di sicurezza sul lavoro ed effettua un controllo della disponibilità di misure che gli organismi possono adottare per garantire ai propri dipendenti un ambiente lavorativo salutare e che cura i propri dipendenti.