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Le minacce per la sicurezza connesse all’aumento della presenza tecnologica cinese nell’UE

Il 6 marzo 2019, il Parlamento europeo ha presentato una risoluzione (ossia un atto non vincolante adottato a seguito di un rapporto delle Commissioni) al fine di invitare la Commissione a garantire una concorrenza leale nel mercato unico e ad esaminare l’evoluzione delle opportunità di mercato a disposizione delle imprese cinesi nell’UE, nonché delle grandi imprese e delle PMI europee nel mercato cinese.

Nello specifico, viene considerato con particolare attenzione il recente sviluppo della tecnologia 5G, nuovo standard per la comunicazione mobile capace di assicurare una velocità di connessione estremamente elevata, con possibilità di interazione diretta con i dispositivi IoT (Internet of Things).

L’attuazione della tecnologia 5G, infatti, come precisato dal Parlamento, costituisce un obiettivo chiave per realizzare il mercato unico digitale, fondamentale per lo sviluppo economico e tecnologico dell’Unione Europea. In tale contesto, è sorta una certa diffidenza riguardo ai fornitori cinesi, i quali, come noto, hanno ampliato la loro presenza sul mercato europeo grazie alla loro capacità di offrire opzioni più avanzate rispetto ai concorrenti ad un prezzo inferiore.

Le considerazioni del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo riconosce innanzitutto che l’U.E. debba rimanere aperta ad investimenti esterni e che ogni eventuale misura restrittiva debba essere adottata esclusivamente per ragioni legate alla sicurezza nazionale, tuttavia sottolinea come alcuni partner strategici dell’UE (Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda) abbiano espresso preoccupazioni sull’impiego delle apparecchiature cinesi nelle reti 5G.

Ciò non può essere certamente sottovalutato, dal momento che, secondo il Parlamento, “gli attacchi informatici figurano attualmente tra i rischi più critici a livello mondiale” e che “le imprese e gli organismi pubblici europei si trovano ad affrontare un numero sempre crescente di minacce informatiche, quali gli attacchi mossi dai loro avversari mediante il cyberspionaggio, i malware e gli attacchi basati sul web, attraverso applicazioni web o phishing”.

D’altro canto, è lo stesso Parlamento a ricordare come la Cina sia attualmente il secondo partner commerciale dell’U.E., dopo gli Stati Uniti (l’Unione è il principale partner commerciale della Cina) e come l’U.E. e la Cina abbiano avviato con successo, nel 2013, i negoziati per un accordo di investimento con lo scopo di fornire agli investitori di entrambe le parti un accesso di lungo termine e prevedibile ai mercati dell’UE e della Cina, con tutela degli investitori e dei loro investimenti.

Il problema è costituito, secondo l’analisi del Parlamento, dal fatto che le imprese cinesi potrebbero presto assumere la leadership mondiale sulle tecnologie di reti mobili 5G, portando così la Cina ad acquisire un palese vantaggio strategico militare sulle difese adottate dall’U.E. contro i cyberattacchi provenienti dall’esterno. Ciò desta una concreta preoccupazione dal momento che le imprese e le autorità pubbliche cinesi non sono neppure vincolate da rigide norme in materia di protezione dei dati e beneficiano quindi di un vantaggio competitivo nell’accesso ai big data e nello sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Ulteriore allarme è suscitato dalla circostanza che il settore delle TIC in Europa (Testing, Inspection and Certification), in alcuni ambiti, è in ritardo rispetto a quelli di Stati Uniti, Giappone e Cina.

Le raccomandazioni del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo sottolinea l’importanza di adottare un approccio basato sul rischio e misure di attenuazione dei rischi, tra cui un completo scambio di informazioni tra gli operatori, i fornitori e le autorità di sicurezza nazionale.

Ricorda, inoltre, l’importanza di avere fornitori eterogenei per lo sviluppo e la diffusione delle reti 5G, evitando così che una componente considerevole dell’infrastruttura e delle tecnologie fondamentali provenga da un solo paese. Per questo motivo, il Parlamento “invita gli Stati membri a valutare in maniera critica qualsivoglia investimento effettuato dalle imprese private o dallo Stato cinese in questo settore, chiedendo che ogni investimento nei settori high-tech sia effettuato sulla base della reciprocità e della concorrenza leale, garantendo il rispetto delle norme di sicurezza in tutta l’UE”.

Il Parlamento invita dunque la Commissione, in quanto autorità garante della concorrenza nell’UE, a collaborare con le sue controparti globali per stabilire un’autorità mondiale volta a contrastare i cartelli e i monopoli, chiede al contempo di monitorare la situazione relativa allo Stato di diritto e al rispetto dei diritti umani in Cina e di reagire in maniera adeguata qualora i futuri sviluppi in Cina pongano una minaccia per la sicurezza dei cittadini, le imprese, le istituzioni o gli organismi pubblici dell’UE.

Su raccomandazione del Parlamento, La Commissione dovrà insistere affinché la Cina intensifichi in maniera considerevolmente i propri sforzi per proteggere e far rispettare tutti i diritti in materia di proprietà intellettuale, convincendo le autorità cinesi a perseguire una politica di protezione dei dati simile a quella dell’Unione o adottando una propria politica al livello dell’UE.

Il Parlamento osserva, inoltre, che “nel rispondere all’incremento delle capacità tecnologiche delle imprese cinesi e della loro presenza nell’Unione, l’UE è tenuta ad agire per attenuare i rischi connessi alla cybersicurezza” e che “i programmi di ricerca dell’UE dovrebbero migliorare ulteriormente le capacità di difesa dalla guerra informatica”.

Infine, il Parlamento invita il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a trattare gli attacchi di guerra informatica con la stessa serietà riservata ad altri attacchi che violano il diritto internazionale.