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La Politica Ambientale Europea


Nel febbraio del 2006 ha visto la luce il terzo Riesame della politica ambientale, un appuntamento annuale utile per valutare i progressi a lungo termine compiuti dall’UE in ambito ecologico. Il documento rivela che nel 2005 la politica ambientale ha fatto passi da gigante.

Il Riesame della politica ambientale 2005 mette in evidenza tre ampi settori in cui l’attività comunitaria è stata particolarmente fervida: il cambiamento climatico, lo sviluppo delle strategie tematiche  e la definizione del ruolo di una migliore politica ambientale nella cornice della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione.

Nel corso dell’anno si è profuso ogni possibile sforzo per enfatizzare e rafforzare il vincolo tra crescita economica e benessere ambientale. Gran parte della nostra prosperità dipende in larga misura proprio dalla qualità dell’ambiente e, a conti fatti, salvaguardare quest’ultimo è più economico ed efficace che affrontare inquinamento e danni ambientali dopo la loro comparsa: una ricerca svolta all’inizio del 2005 ha dimostrato che più tempo lasciamo passare, più diventerà dispendioso affrontare, ad esempio, il cambiamento climatico.

L’ecoinnovazione e lo sviluppo delle tecnologie pulite possono recare un contributo sostanziale alla crescita e alla competitività dell’Unione, migliorando al contempo la qualità della vita. Il riesame sottolinea che dalla metà degli anni Novanta le ecoindustrie europee sono cresciute al ritmo del 5% l’anno (quindi più rapidamente dell’economia) e al momento danno lavoro a oltre 2 milioni di persone, generando un’eccedenza commerciale pari a 600 milioni di euro nel 2005 e controllando un terzo del mercato globale.

Nel 2005 l’UE ha rilanciato la strategia di Lisbona, varata originariamente nel 2000 con l’obiettivo di fare dell’Europa un’economia della conoscenza più competitiva. Nel marzo del 2005, il Consiglio europeo ha posto l’accento sulla necessità di affiancare l’aumento della crescita e della qualità e quantità dei posti di lavoro a uno sviluppo sostenibile in senso ampio, che incorpori le dimensioni economica, sociale e ambientale.

Nel corso dell’anno, la Commissione europea si è adoperata per accelerare l’attuazione del suo Piano d’azione per le tecnologie ambientali (ETAP – Environmental Technologies Action Plan), lavorando gomito a gomito con gli Stati membri per elaborare le roadmap ETAP per l’innovazione e lo scambio di buone pratiche, e ha stanziato fondi da destinare a ricerca e sviluppo.

Un nuovo approccio

Il 2005 ha segnato anche una svolta per il cambiamento climatico, con il varo del sistema per lo scambio delle quote di emissioni, l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto (il 16 febbraio) e la conferenza delle Nazioni Unite (tenutasi a Montreal a dicembre), che ha visto la partecipazione di oltre 180 nazioni. L’UE ha svolto un ruolo di leader nella definizione delle 40 decisioni che rafforzeranno il protocollo e ha preparato il terreno per un dibattito globale sulle azioni future in un contesto ampio che preveda anche la partecipazione dei paesi che sono ancora al di fuori di Kyoto.

A gennaio 2006, la Commissione aveva già adottato cinque delle sette strategie tematiche in programma, ovvero quelle relative all’inquinamento atmosferico, agli ambienti marino e urbano, all’uso delle risorse e ai rifiuti; le ultime due (sulla protezione del suolo e sui pesticidi) erano anch’esse a buon punto. Tale approccio ha ribadito la tendenza generale verso una migliore regolamentazione: le strategie tematiche rappresentano un modo nuovo di fare politica, che prevede valutazioni dell’impatto accurate, consultazioni approfondite con le parti interessate e l’impiego di strumenti politici integrati e flessibili che consentano di raggiungere obiettivi a breve e a lungo termine.

Uno sguardo al futuro

In cima all’elenco delle priorità ambientali del 2005 figuravano altre due questioni: l’avanzamento in direzione dell’adozione del regolamento REACH per il controllo delle sostanze chimiche e le azioni volte a tutelare la biodiversità, che rimarrà protagonista dell’agenda politica anche nel 2006
Guardando al resto del 2006 e oltre, la relazione mette in evidenza la necessità di applicare correttamente la legislazione esistente e l’importanza della biodiversità e del completamento della rete ecologica Natura 2000, si sofferma sul riesame del sistema di scambio delle quote di emissioni previsto per quest’anno e invoca un’azione più rapida per conservare le risorse a rischio di esaurimento, sia a livello comunitario sia globalmente.

Articolo tratta d a”L’ambiente per gli Europei” – periodico della direzione generale Ambiente (comunità Europea)