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L’Europa e le foreste

Le foreste occupano circa 140 milioni di ettari del territorio dell’Unione europea, un’area pari al 36% della sua superficie terrestre, in continua espansione grazie al rimboschimento e alla rigenerazione naturale. Oltre ad avere una funzione estetica, le foreste rivestono anche un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità, nella lotta contro il cambiamento climatico e nella creazione di posti di lavoro, contribuendo inoltre alla crescita economica. La loro tutela richiede dunque l’adozione, da parte dei singoli Stati membri e dell’UE, di una combinazione di misure sapientemente equilibrata.

Sebbene le foreste rientrino nelle competenze primarie degli Stati membri, i programmi nazionali riconoscono la chiara interdipendenza esistente tra la gestione sostenibile del patrimonio forestale e varie politiche economiche, ambientali e sociali.

La stessa Unione europea è comunque sempre più impegnata sul fronte del patrimonio forestale interno e internazionale: negli ultimi sei anni, infatti, l’UE ha attuato una strategia forestale a cui la Commissione ha proposto di dare maggior importanza attraverso un Piano d’azione per la gestione sostenibile del patrimonio forestale (che sarà presentato il prossimo anno). Il documento darà ulteriore risalto al ruolo multifunzionale delle foreste, delineando in che modo esse possano essere al contempo economicamente vantaggiose ed ecologicamente responsabili.

Da un punto di vista puramente economico, le foreste (di proprietà statale per circa il 40% e in mano ai privati per il restante 60%) costituiscono un bene fondamentale dell’Unione: la produzione di legname e le industrie della catena di produzione a esso collegata danno lavoro a circa 3,4 milioni di persone, mentre il valore della produzione annuale è stimato attorno ai 356 miliardi di euro. L’UE è dunque uno dei maggiori produttori, operatori economici e consumatori di prodotti forestali al mondo.

Una ripresa a rischio

Diverse politiche europee incidono sul patrimonio forestale e sulla selvicoltura e viceversa: l’apprensione nei confronti dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sulle foreste, ad esempio, ha dato un forte impulso alla legislazione europea, portando a sensibili miglioramenti della qualità dell’aria nell’Europa occidentale nel corso degli ultimi 20 anni. Ciononostante, l’inquinamento e le sue possibili ripercussioni continuano a destare preoccupazione soprattutto nell’Europa centrale.

Sin dalla fine degli anni ’80, l’UE controlla attentamente la salute delle foreste nel quadro della Convenzione della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (ECE) sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lungo raggio, fornendo valutazioni uniformi e regolari dei danni. Dalle analisi finora eseguite si evince un notevole deterioramento dello stato di salute delle foreste europee sino alla prima metà degli anni ’90 e una sua successiva ripresa seguita a ruota da un peggioramento della situazione protrattosi fino ad oggi, con oltre il 20% degli alberi classificati come danneggiati.

Tra le tante misure che interessano le foreste europee si possono citare le legislazioni dell’UE in materia di protezione della natura, habitat e uccelli, biodiversità, commercializzazione di materiale riproduttivo forestale, energia e trasporto e, infine, ricerca.

Il contributo più importante, tuttavia, arriva dalla politica di sviluppo rurale dell’Unione: per il periodo compreso tra il 2000 e il 2006 sono stati stanziati 4,8 miliardi di euro (circa il 10% dell’intero bilancio per lo sviluppo rurale) a favore di programmi di promozione del rimboschimento e di altre misure forestali volte al ripristino della superficie boschiva distrutta da calamità naturali come, ad esempio, le tempeste di eccezionale violenza che colpirono Francia e Germania nel 1999.

La Commissione europea intende utilizzare la nuova generazione di politiche in materia di sviluppo rurale, relative al periodo 2007-2013, a favore di una maggiore integrazione della selvicoltura all’interno di questo ambito politico e ha già proposto un aumento dei finanziamenti a 13,7 miliardi di euro.

Incendi e cambiamento climatico

Oltre al cambiamento climatico, il maggiore pericolo immediato a cui sono esposte le foreste è probabilmente rappresentato dagli incendi. Ogni anno, le fiamme sono responsabili della devastazione di 300.000 – 500.000 ettari di terreno coperto da vegetazione forestale e boschiva nell’Europa meridionale (nel 2003, solo in Portogallo, sono bruciati all’incirca 400.000 ettari di bosco). Per ridurre al minimo il pericolo di roghi, a partire dagli anni ’80 l’Unione ha promosso diverse misure di monitoraggio e prevenzione, successivamente tradotte in pratica dagli Stati membri.

L’UE ha inoltre stanziato fondi destinati ad infrastrutture per il controllo degli incendi, attrezzature di monitoraggio, corsi di formazione e campagne di sensibilizzazione. Il Sistema europeo di informazione sugli incendi forestali (EFFIS) elabora quotidianamente mappe di rischio e le diffonde ai membri della sua rete, occupandosi anche della raccolta e dell’analisi delle informazioni sugli incendi e sui danni da essi provocati grazie alle immagini via satellite. La combinazione di queste misure ha consentito di individuare le cause degli incendi forestali, migliorando le strategie per combatterli e riducendone così le dimensioni e la durata media.

Analogamente ai pozzi di carbonio e all’energia da biomassa, riducendo le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera e fornendo fonti di energia alternative, anche le foreste possono contribuire notevolmente al rispetto degli impegni assunti dall’UE in base al Protocollo di Kyoto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico.

In vista della fase di intervento internazionale successiva al 2012, la Commissione sottolinea l’importanza di inserire la questione forestale in un’ottica più ampia, affrontando anche il problema della deforestazione: una necessità impellente, dato che, in alcune regioni, il diboscamento costituisce una delle principali cause dell’innalzamento del livello dei gas a effetto serra.

Cooperazione internazionale

Sul fronte internazionale, l’UE è impegnata nella lotta alla produzione e alla vendita di legname tagliato illegalmente, una forma di commercio criminale multinazionale che arreca gravi danni all’ambiente, impoverisce le comunità rurali e si traduce, per i governi dei paesi in via di sviluppo, in una perdita economica pari a circa 10-15 miliardi di euro l’anno. Inoltre, proprio come avviene per il traffico dei “diamanti insanguinati”, anche in questo caso i profitti realizzati possono essere utilizzati per sovvenzionare guerre civili, acquistare armi, pagare funzionari corrotti e finanziare la criminalità organizzata.

Prendendo le mosse dal proprio Piano d’azione per l’applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (FEGT), la Commissione ha presentato una serie di disegni di legge allo scopo di stabilire un programma di concessione di licenze volontarie (da attuare attraverso accordi di partenariato tra l’UE e i paesi produttori di legname) che impedirebbe l’accesso nell’Unione di legname proveniente sì dai paesi partner, ma sprovvisto del certificato legale richiesto. La proposta, attualmente al vaglio del Consiglio dei ministri, potrebbe essere accolta nel corso di quest’anno.

La Commissione promuove inoltre la creazione di sistemi di certificazione forestale in grado di garantire ai consumatori l’origine da foreste gestite in modo sostenibile di determinati prodotti quali, ad esempio, infissi, mobili e carta.

Buona governance

Allo stesso tempo, l’UE mira a promuovere prassi di buona governance relative al settore forestale e quest’anno, sotto il coordinamento della Banca mondiale, verrà rivolta un’attenzione particolare alla Russia e ai paesi confinanti in Europa e in Asia settentrionale. L’Unione è inoltre impegnata ormai da diverso tempo sul fronte del sostegno alla conservazione e alla gestione sostenibile del patrimonio forestale nei paesi in via di sviluppo di Asia, Africa e America Latina, per i quali ha già stanziato oltre 650 milioni di euro nell’ultimo decennio.

L’UE, in aggiunta, partecipa attivamente a diversi fori internazionali dedicati alla gestione sostenibile del patrimonio forestale in tutto il mondo, tra cui il Forum delle Nazioni Unite sulle foreste (UNFF), attualmente in fase di riesame delle proprie strutture e priorità, e a processi regionali quali la Conferenza ministeriale sulla protezione delle foreste in Europa (MCPFE), che riunisce oltre 40 paesi europei (tra cui i 25 membri dell’UE) e la Commissione europea.