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Il problema del buco dell’ozono

L’ozono presente nella stratosfera costituisce uno scudo protettivo contro la maggior parte della radiazione ultravioletta (raggi UV) proveniente dal sole impedendole di raggiungere la superficie terrestre. L’importanza dello strato di ozono deriva dal fatto che i raggi UV sono tanto energetici da scomporre importanti molecole come il DNA e, se non sufficientemente filtrati, possono far aumentare l’incidenza di tumori della pelle, delle cataratte e delle deficienze immunitarie, provocando inoltre danni alle comunità vegetali forestali di interesse agronomico e agli ecosistemi acquatici.
Negli ultimi decenni si è potuto evidenziare che in primavera lo strato di ozono nella zona al di sopra dell’Antartide è diminuito di circa il 40%: si è in sostanza formato un “buco” nello strato di ozono stratosferico. Tenendo in considerazione la gravità degli effetti conseguenti alla penetrazione dei raggi UV, molta attenzione si è rivolta per scoprire le cause dell’assottigliamento, che si sviluppa ogni primavera australe, all’interno del vortice in corrispondenza del Polo Sud.
Purtroppo ancora una volta la causa è stata identificata nel fenomeno dell’inquinamento.
Tra i maggiori responsabili dell’erosione dello strato di ozono sembrano esserci i clorofluorocarburi (CFC) commercialmente noti come “Freons”.
Questi gas sono stati inventati negli anni ’20 e da allora prodotti e utilizzati in grandi quantità come refrigeranti per impianti frigoriferi e condizionatori d’aria, propellenti per bombolette di aerosol e come agenti schiumogeni.
Una grande quantità di questi è prodotta dai voli degli aerei supersonici; questo tipo di emissione è particolarmente rilevante perché il rilascio avviene direttamente a quote stratosferiche.
Un tempo i CFC erano considerati sostanze ideali per impieghi industriali perché economici, stabili ed inerti e pertanto non tossici; ma proprio questa loro mancanza di reattività li rende potenzialmente pericolosi per l’ozono stratosferico.
I gas inerti non si degradano facilmente nella troposfera (la fascia più bassa dell’atmosfera) e di conseguenza raggiungono la stratosfera posta a maggiore altezza. In questa regione per azione dei raggi UV le molecole vengono scisse in forme più reattive che sono in grado di interagire con l’ozono e determinare la sua distruzione.
Per porre rimedio a questo problema si è progressivamente vietato l’uso dei CFC in modo da eliminare l’ulteriore loro immissione in atmosfera (a tal scopo i rappresentanti delle nazioni industrializzate si sono riuniti a Montreal nel 1987); ciò non è comunque risolutivo considerando che tali gas persistono nell’atmosfera per decenni (essi hanno un tempo di permanenza che varia, a seconda dell’altezza, da 1 a 300 anni).
Gli studi in atto sono focalizzati sia a comprendere più approfonditamente il chimismo della stratosfera per trovare eventuali rimedi, sia a stabilire quanto il problema possa avere implicazioni su scala planetaria o se rimarrà legato alla stratosfera sopra la regione antartica dove vigono condizioni meteorologiche uniche.

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