Consulenza e Formazione Sicurezza, Medicina Del Lavoro, Sistemi Di Gestione, Qualità, Privacy, Ambiente e Modelli Organizzativi

La posizione del Garante privacy in merito alle tematiche relative alla certificazione verde Covid-19

L’Italia sta cercando di ripartire dopo tanti mesi di divieti e limitazioni dovute allo stato emergenziale causato dal virus Covid-19. Per questo motivo il Governo sta lavorando ad un passaporto vaccinale (anche Green Pass) che possa facilitare gli spostamenti nel territorio nazione in totale sicurezza, ma vi sono dubbi in materia Privacy, che il Garante privacy ha esplicitato in audizione davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali, Giustizia e Affari Sociali.

In particolare, il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha evidenziato come sul passaporto vaccinale italiano sia mancata la necessaria consultazione preventiva del Garante Privacy, nella fase precedente la presentazione del testo alle Camere per la conversione in legge. Per questo motivo il Presidente ha detto che “l’esigenza del coinvolgimento del Garante nel procedimento legislativo è, del resto, il riflesso della centralità della protezione dati in una società, quale quella attuale, iperconnessa, in quanto regola le condizioni per la circolazione di ciò che, come il dato, rappresenta l’elemento costitutivo del digitale”.

Successivamente, il Presidente Stanzione è entrato più nello specifico della materia ed ha elencato alcuni aspetti di incertezza del passaporto vaccinale pensato dal Governo.

In primo luogo, è stato evidenziato che è necessario ridurre i dati necessari per ottenere il passaporto vaccinale. In particolare, il Presidente ritiene che sia necessario evitare di chiedere informazioni non attinenti alla verifica della condizione salutare del soggetto. Infatti, il dato relativo alla guarigione, presente nel green pass, rivela la condizione patologica, pur pregressa, dell’interessato. Inoltre, anche dall’informazione sull’avvenuta vaccinazione potrebbe evincersi, pur indirettamente, la sussistenza di patologie nei soggetti i quali non rientrino, al momento di rilascio del pass, nella fascia di età dei soggetti eleggibili per la somministrazione del vaccino.

Il Presidente Stanzione ha indicato come dati necessari i soli dati identificativi, il numero univoco della certificazione e il suo termine di validità.

Il Governo, inoltre, ha previsto di richiedere all’interno del green pass, il numero di dosi di vaccino somministrate al soggetto e la previsione di modelli di certificazioni diversi a seconda della condizione (vaccinazione, guarigione, test negativo). Queste informazioni secondo il Presidente del Garante contengono informazioni intrinseche molto sensibili, non necessarie per il rilascio del passaporto vaccinale. Per questo motivo il Garante ritine che il passaporto dovrebbe essere uguale per tutti nella forma, differendo solo nella durata, e non dovrebbe contenere in modo esplicito le ragioni del rilascio.

Infine, il Garante critica l’indeterminatezza delle finalità del passaporto vaccinale, infatti ritiene che sia “opportuno introdurre una precisazione che escluda l’utilizzo dei pass per finalità diverse da quelle espressamente previste dal decreto-legge” ovvero lo spostamento territoriale e la partecipazione ad eventi pubblici.

L’audizione del Garante ha messo in luce vari aspetti critici sotto il punto di vista privacy, prevediamo delle modifiche al passaporto vaccinale alla luce delle considerazioni espresse dal Presidente Stanzione.