Vince chi segue standard ecologici
E’ stato rilanciato dal nuovo codice (Dlgs 163/2006), il tema della tutela ambientale negli appalti, il cosiddetto green public procurement, che chiama in causa anche il settore della ristorazione collettiva pubblica, a partire dalle fasi d’approviggionamento, stocccaggio, cottura, distribuzione e smaltimento rifiuti.
Il nuovo codice appalti conferma, nell’articolo 2, comma 2, l’approccio comunitario di subordinare, entro certi limiti, il criterio di economicità a considerazioni ecologiche. E’ così riconosciuta alle amministrazioni pubbliche la facoltà di prevedere che un servizio sia eseguito secondo determinati standard ambientali fin dal momento iniziale della procedura.
In un appalto di ristorazione questo si traduce nella pretesa che la pulizia dei locali avvenga con prodotti a basso dosaggio inquinante o provenienti da una filiera corta con un minor impatto ambientale, o che la consegna sia effettuata con mezzi a basso dosaggio d’emissione nocive. Nei documenti di gara sono indicate anche le specifiche tecniche dell’oggetto dell’appalto: forma, dimensione, peso, composizione, presentazione, identificazione, qualità, tecnologia, consumi, durata, requisiti sanitari e ambientali.
L’articolo 68 prevede che tengano conto della tutela ambientale e che le stesse consentano pari accesso agli offerenti e non creino ostacoli alla concorrenza.
Le considerazioni ambientali intervengono anche nella determinazione dei criteri di valutazione delle offerte. Nel settore della ristorazione si ha l’attribuzione di un punteggio supplementare alle imprese che utilizzano nelle mense prodotti biologici o prodotti di origine controllata (sentenza della corte di giustizia Ue concordia del 17 settembre 2002).